Sostituire una vettura eccellente come la Porsche 356 non era facile. Eppure la Porsche dovette far fronte a questo problema verso l’inizio degli anni sessanta. I primi prototipi di un nuovo modello furono disegnati da Alexander Porsche, detto “Butzi”, figlio di Ferdinand Anton Porsche e nipote di Ferdinand Porsche, creatore delle Auto Union da Gran Premio e della Volkswagen. La futura Porsche si definì a poco a poco. Da un iniziale progetto quasi a tre volumi si passò a un vero e proprio coupé, con la parte frontale che ricordava la 356 e la linea dell’abitacolo dal caratteristico profilo a spicchio. Al Salone di Francoforte venne presentata la 901, un originale coupé 2+2, innovativo ma al tempo stesso ancorato alla tradizione Porsche. Mancava solo… il nome definitivo. Ci pensò la Peugeot a mettere i bastoni fra le ruote alla Porsche, protestando sul fatto che le sigle automobilistiche a tre cifre con lo zero nel mezzo fossero ad uso esclusivo delle vetture del Leone. La Porsche cambiò quindi la sigla, che passò da 901 a 911. Era già nato un mito della storia dell’auto. Inizialmente proposta con una sola motorizzazione 2000 da 130 cavalli, la 911 conobbe una rapida evoluzione. Arrivò la versione più sportiva 911S nel 1966, anno in cui la 911 aveva debuttato a Le Mans vincendo la classe fino a 2500cc della categoria GT. Nel settembre del 1967 venne presentata una seconda serie della 911, denominata Serie A. La gamma si allargava a diverse potenze, ma tutte le vetture restavano col motore 2000: si andava dalla T (110 cavalli) alla L (130 cavalli) fino alla S da 160. Era arrivata anche la R da 210 cavalli ma quella era più che altro una vettura da corsa. L’iniezione elettronica fu introdotta nel 1968 con la 911 E, il cui motore sviluppava 140 cavalli. La serie C del 1969 fu quella del primo aumento di cilindrata, da 2,0 a 2,2 litri. La gamma 1969 prevedeva la 911 T, la 911 E a iniezione e la 911 S. Intanto, con la Serie B del 1968 il passo era stato allungato di mm 57, e già dal 1965 era disponibile la configurazione Targa, un’originale soluzione a metà strada fra il coupé e il cabriolet, denominata così in onore della Targa Florio , gara nella quale la Porsche aveva già ottenuto importanti successi assoluti. Alla fine degli anni sessanta le versioni competizione e sperimentali si moltiplicarono (basti pensare alla specialissima e rara 911 ST con motore da 2,4 poi da 2,5 litri), e dal 1971 la serie E vide un altro scatto di cilindrata, da 2,2 a 2,4 litri. Col 1972 si conclude quella che viene considerata la prima parte della storia della 911: in ottobre fu presentata la Carrera RS da 2700cc e nel 1973 la gamma venne completamente rivista con l’introduzione della Serie G e motorizzazioni da 2,7 litri.
Questa Porsche 911T di classe GT 2000 venne iscritta dal team svizzero Wicky Racing alla 24 Ore di Le Mans 1969 per André Wicky e Edgar Berney. La gara per la 911 numero 42 terminò abbastanza presto a causa di un inconveniente al motore. La classe venne ugualmente vinta da una Porsche, la 911S preparata da Gaban.
Nella storia del modellismo statico, Spark ha veramente rivoluzionato il mercato. Il marchio fu creato da Hugues Ripert, il cui padre André era stato uno dei principali protagonisti della scena del modellismo artigianale negli anni ’70-80. Dopo aver lavorato per Vitesse, Quartzo e Ixo, Ripert jr non scelse la tecnica del diecast ma optò per la resina, con produzione in Cina ma sviluppo e concezione rigorosamente nella tradizione europea. In pratica l’idea era quella di offrire modelli speciali costruiti in piccola serie (quelli che poi furono definiti “resincast”). I primi Spark uscirono nel 2000, con un rapporto qualità-prezzo inavvicinabile per la maggior parte dei produttori industriali e artigianali. Oggi Spark continua a sfornare decine di novità all’anno, avendo anche ampliato la propria produzione ad altre scale, come la 1:18 ma anche l’1:64. Numerose sono le serie numerate e limitate per i vari distributori nazionali e per clienti privati come team, sponsor, piloti e così via.